Il brand journalist nel B2B (Business to Business), a differenza del B2C (Business to Consumer), è un professionista che si rivolge ai decision maker delle aziende. Poiché, infatti, nel mercato B2B lo scambio commerciale avviene tra imprese e non tra impresa e consumatore, il brand journalist o giornalista d’impresa specializzato nel B2B si muove sullo stesso asse relazionale. Dell’ascesa del brand journalism tout court si è occupato, fra gli altri, Il Sole 24 Ore, citando alcune best practice insieme al parere di chi in Italia sta studiando il fenomeno. Poco o nulla, invece, si trova in merito al brand journalism B2B sul quale, perciò, è opportuno spendere qualche parola. Identificare gli elementi che lo accomunano o lo differenziano dal giornalismo in generale, e dal giornalismo d’impresa in particolare, può fungere da stimolo per quanti volessero cimentarsi in questo mestiere. Un mestiere che, come tanti, postula competenze tecniche e trasversali. Di seguito, ecco un elenco di quelle più importanti.
1. La prima competenza tecnico-professionale o hard skill di un brand journalist B2B gli deriva dall’appartenenza alla macrocategoria. In pratica, deve essere un giornalista, non un copywriter, uno che sa scrivere bene, un grande comunicatore e neppure uno storyteller. Semplicemente, deve avere esperienza nella stesura di articoli pubblicati su testate giornalistiche, preferibilmente online (per le ragioni che saranno esposte più avanti).
2. La seconda caratteristica che non dovrebbe mancare è la dimestichezza con temi di pertinenza del mondo economico. Un brand journalist B2B parla a titolari d’azienda, responsabili marketing, IT manager e a tutte quelle figure che ricoprono un ruolo apicale all’interno delle organizzazioni. Se i temi frequentati abitualmente riguardano il gossip o le serie tv, il passaggio a tutt’altro genere potrebbe non essere facile.
3. La terza hard skill è la conoscenza, anche essenziale, delle tecniche SEO (Search Engine Optimization). I contenuti ormai viaggiano su Internet e, affinché non si perdano nel mare del web, bisogna sapere quali sono le regole principali dei motori ricerca.
Per quanto attiene alle competenze trasversali o soft skill del brand journalist B2B, anzitutto serve capacità di immedesimazione. Il famoso adagio “scrivere è riscrivere” non vale soltanto per le opere di narrativa e di poesia, come sosteneva Raymond Carver, ma anche per i testi specialistici. Per suscitare l’interesse di chi ogni giorno cura budget, rendiconti finanziari o tecnologie abilitanti bisogna assumere il suo punto di vista, procedendo per tentativi fino a raggiungere il miglior risultato possibile.
Da qui la curiosità. Il brand journalist B2B spesso è chiamato ad affrontare una grande varietà di prodotti, servizi, processi e tecnologie. Per poter esprimere una tale varietà, è fondamentale il desiderio di imparare che è sospinto, appunto, da una sana curiosità.
La puntualità nella consegna, infine, è un pilastro del mestiere. Si potrebbe pensare che sia uguale a quella richiesta in ogni lavoro, ma in realtà è un fattore qualificante del giornalismo fin da quando sono nate le rotative.
Dopo aver ricordato determinate competenze chiave del brand journalist B2B, è utile in conclusione soffermarsi su alcune sue peculiarità che si possono ricavare procedendo per litote, figura retorica che utilizza la forma negativa per enfatizzare il suo contrario.