Come fare a vendere di più nell’era del digitale, con gli utenti costantemente “bombardati” da informazioni? Oggi, il classico approccio di una volta non basta più. Per riuscire a emergere e a guadagnare la giusta attenzione, una comunicazione di successo dev’essere percepita dal suo destinatario come utile e di valore. La logica è quella dell’inbound marketing, centrata cioè sul farsi trovare dai potenziali clienti, offrendo un’esperienza educativa, umana e olistica a chi interagisce con la propria azienda.
Prima dell’avvento di Internet, per orientarsi in un acquisto gli acquirenti potevano affidarsi solo ai venditori, che quindi avevano il controllo della conversazione, ed erano sostanzialmente i soli a rispondere a tutte le domande del buyer, relativamente al prodotto, al servizio, al prezzo, alla concorrenza etc. La risposta alla domanda "come vendere di più" era, all'epoca, semplicemente migliorare le capacità del venditore.
Negli ultimi anni, Internet ha stravolto questo rapporto. Oggi moltissime delle informazioni cercate dagli acquirenti per procedere a un acquisto sono a portata di click, accessibili quindi prima di qualsiasi contatto con un commerciale. Il “potere” si è così spostato dal venditore al compratore.
Supportano questa tesi i risultati di una ricerca condotta da Demand Gen, secondo cui il 70% delle decisioni di acquisto avvengono prima di entrare in un negozio (B2C) o di parlare con un rappresentante (B2B). I consumatori e i buyer si stanno così abituando a prendersi carico della conversazione, avendo in primis chiari gli obiettivi della loro ricerca.
Quindi, come si fa a vendere a un cliente che sa già tutto, o quasi? I venditori devono cambiare il proprio approccio, per meglio rispondere a questo cambiamento epocale. In sostanza, devono trasformarsi in informatori ed educatori, adottando nuove strategie di marketing.
L’approccio inbound rivoluziona il modo di fare marketing e di vendere, perché, come si è detto, mira ad attirare i giusti contatti intercettando il loro bisogno informativo, offrendo conoscenza e risorse utili a supporto delle loro scelte d’acquisto. In poche parole, si fornisce valore prima di provare a estrarne.
La strategia non è più solo focalizzata sul venditore ma anche sul buyer, cerca di allinearsi al suo processo di acquisto senza “forzarlo” nel processo di vendita.
Per riuscire a vendere di più, è quindi necessario che le aziende cambino la loro percezione nei confronti del proprio buyer, che costruiscano un posizionamento culturale e si ritaglino un ruolo di guida sul mercato, per orientare le scelte dei loro potenziali clienti.
Di conseguenza, la concezione inbound delle vendite presuppone che la forza commerciale sia preparata, oltre che sulle proprie soluzioni, sul contesto in cui si muove il proprio buyer, ne conosca i problemi, le esigenze e gli obiettivi, prima di avanzare delle proposte. Solo a quel punto si può inserire il cliente in una pipeline di vendita, e mirare a concludere una trattativa.
Quali sono dunque i passaggi per trasformare il proprio processo di vendita?
Il primo passo per trasformare il modello di vendita in ottica inbound è comprendere il buyer’s journey, cioè il percorso di ricerca che fa per arrivare ad acquistare un prodotto o un servizio.
Tradizionalmente i sales categorizzavano i propri potenziali clienti in base alle fasi di vendita, ad esempio segmentandoli in:
Secondo questa visione, ai clienti, che siano prospected o demoed, non arriva nessun valore. Solo analizzando il processo d’acquisto dal loro punto di vista, si potrà capire come fornirgli più consapevolezza, più informazioni utili e competenze.
Per definire il buyer’s journey, è fondamentale identificare come gli acquirenti sperimentano un problema, considerano le soluzioni disponibili e alla fine decidono di acquistare. In quest’ottica, si possono individuare tre stage:
Secondo questo percorso, per riuscire a vendere di più, appare fondamentale connettersi con gli acquirenti prima che entrino nella fase decisionale, creando e offrendo sul sito aziendale i contenuti giusti anche per le prime due fasi. Non sarà quindi una comunicazione autoreferenziale, bensì di taglio più ampio e neutrale (solo nella fase di decision, infatti, si parlerà della propria offerta).
Sebbene di norma i contenuti prodotti dalle aziende sono creati dal marketing, le vendite possono in realtà essere fonte a loro volta di una grande quantità di materiale utilizzabile.
Basti pensare alle e-mail di ingaggio, di risposta alle domande dei clienti, ai pitch di presentazione e a quanto altro venga scambiato nella relazione diretta con un prospect. I venditori pertanto sono custodi di moltissime delle necessità e dei bisogni dei clienti, ai quali già rispondo durante la loro attività quotidiana.
Spesso questi contenuti non vengono sfruttati al meglio, non sono organizzati in maniera da favorire un livello di automazione sulla loro distribuzione, non sono presi in considerazione dal marketing. È necessario pertanto rendere più efficiente la creazione e l’uso e la condivisione di questi contenuti, per renderli più efficaci e rispondenti al buyer’s journey. Questo percorso può essere sintetizzato in tre fasi distinte:
Grazie alla collaborazione tra marketing e vendite, i contenuti guadagneranno in valore agli occhi del prospect, che otterrà così le informazioni necessarie a compiere il proprio acquisto in maniera maggiormente consapevole.